Mi sembra interessante pubblicare qui qualcosa che ho scritto per l'amica Kiya su Facebook che mi chiedeva se vivessi una contraddizione tra scienza ed umanesimo in quanto Ingegnere ed Egittologo e di come questa mia doppia natura fosse stata accolta in ambiente accademico.
Ho preso quindi la palla al balzo per preparare 2 post: Scienza ed Umanesimo e Scienza ed Archeologia. Consiglio di leggere prima Scienza ed Umanesimo e poi l'altro.
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Tutti noi siamo da sempre abituati a leggere libri di Storia che si presentano in un forma tipicamente narrativa. Di conseguenza tendiamo a considerarla come un'attività letteraria piuttosto che scientifica. Questo è largamente legato al fatto che buona parte della storia degli ultimi 1000 anni proviene da testi scritti e documenti che ci parlano direttamente di avvenimenti e storie dell'umanità.
Le cose si fanno diverse quando iniziamo ad andare indietro nel tempo dove i testi iniziano a scarseggiare e dove, anche quando ci sono, non dimostrano di avere un'idea "oggettiva" della storia, ovvero di raccontare le cose come erano, ma di scrivere cose che servono a qualcuno o a qualche fine. Bisogna cioè sempre ricordarsi che la Storia come "cronaca" oggettiva è un'invenzione moderna, per nulla ricercata nell'antichità. Anzi, a dire il vero, anche oggi è continuo il tentativo di alterare la verità storica per loschi fini politici o religiosi.
Il compito dell'Archeologia è quindi quello di cercare di far parlare cose che non sono testi scritti ma magari solo pietre (architettura) oppure tracce di vita biologica o materiale. E' qui che la situazione si sposta dall'umanistico allo scientifico e, più si va indietro nel tempo, più le cose diventano rigorosamente tecniche.
Faccio un esempio presente nelle mia Tesi di Laurea Specialistica sul significato dell'iconografia animale nelll'Egitto Predinastico. Una delle più importanti prove del valore simbolico ed ideologico che gli egiziani davano al mondo animale già nel IV millenio a.C. proviene dalle analisi osteologiche e di usura dentale degli scheletri delle necropoli: queste analisi hanno dimostrato che l'alimentazione di questi egiziani era essenzialmente vegetale e pesantemente carente di ferro proveniente dalla consumazione di carne.
Alcune parti ed edifici del sito mostravano invece grandissime quantità di resti animali. L'evidente conseguenza era che i resti animali provenivano da offerte e sacrifici che non prevedevano la distribuzione per la consumazione di massa, confermando il sospetto che i miserrimi resti di alcuni edifici del IV millennio a.C. fossero luoghi di culto.
La missione inglese di Hierakonpolis ha cioè potuto ricostruire un pezzo importante della storia predinastica solo grazie ad un esperto dentista ed alcuni antropologi (quelli che analizzano ossa, non quelli culturali).
Gli stessi hanno poi determinato che le ossa di un rarissimo elefante sepolto nella necropoli reale appartenevano ad una specie di elefante proveniente da migliaia di km più a sud ed poi allevato in cattività: in un sol colpo si è quindi potuta aggiungere un'ulteriore (una rondine non fa primavera) importante prova dell'esistenza di un'elité capace di organizzare costosi trasporti di lunga distanza (ricchezza e distinzione sociale) e che l'elefante, allevato in cattività solo per essere sacrificato, doveva quindi avere uno speciale significato simbolico che sto cercando di identificare.
In realtà la scienza oggi non è solo "collaterale" all'Archeologia, cioè in termini di collaboratori, ma sia l'Archeologia stessa sia il modo di ricostruire i panorami storici appartengono a pieno diritto al campo scientifico. Come si interpreta un sito o un reperto non è, cioè, affidato all'ispirazione notturna dell'archeologo o dello storico ma deve seguire rigidi protocolli deduttivi che hanno le loro regole ed obblighi. L'intuizione personale ormai ha posto solo nella scelta delle piste da seguire (le cosidette "ipotesi di lavoro") ma guai a pubblicare un'ipotesi interpretativa senza avere il supporto di sufficienti prove archeologiche, si rischia la carriera. Ed è bene che sia così.
Quindi è bene che tutti gli interessati agli studi universitari di archeologia sappiano che si ritroveranno a che fare con laboratori e seminari di Statistica, di uso del CAD e del GIS (che molti ingegneri e architetti neanche sanno usare), di uso dei Database relazionali, di elaborazione fotografica, di Biologia e Chimica, di tecnica e macchine da scavo e molto altro ancora. Ad esempio, nella materia "Archeologia Subacquea", vi tocca anche studiare tutte le strutture costruttive delle navi antiche, inclusa la nomenclatura navale di tutti i loro elementi, per poter attribuire e datare un relitto: quindi perfino una laurea in Ingegneria Navale come la mia è risultata direttamente utile. Ma non c'è strettamente bisogno di una seconda laurea scientifica (anche se fa comodo), l'importante è saper ragionare anche in termini tecnico-scientifici.
Per rispondere quindi a Kiya sul quesito riguardo l'accoglienza del mio background scientifico nell'ambito accademico: graditissimo, apprezzatissimo e ricercato. Ora spero che tu abbia capito perché. :-) E grazie per la domanda Kiya.
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